Alla scoperta di una cultura e di un modo di vivere totalmente diverso dal nostro: è stato un invito di Kia a portare una delegazione di Aiaga in Corea del Sud (per una visita alla sede centrale di questa casa automobilistica, e poi anche agli impianti produttivi ed al dipartimento di Ricerca e Sviluppo) a fornire l’occasione ai fortunati partecipanti di scoprire anche un mondo totalmente diverso e di calarsi in una nuova realtà per qualche giorno. A partecipare a questo viaggio, invitati da Alessandra Santoro, fleet manager di Kia Italia, sono stati due membri di Aiaga, nonché esponenti di grandi aziende italiane, Robert Satiri e Gilda Sanfelici, insieme al sottoscritto, coinvolto in qualità di reporter e fotografo ufficiale della spedizione. Non eravamo però i soli a partecipare a questo tour: con noi c’era anche un’altra italiana, Michela Giberti, di Kivi, importante realtà imprenditoriale piemontese attiva nel campo delle trasformazioni speciali di auto per disabili. Ad attenderci in terra di Corea abbiamo poi trovato altre delegazioni nazionali di Giordania, Israele, Palestina, Slovacchia e Australia. Tutti erano stati invitati da Kia a partecipare al tour “Kia Vision 21”, per scoprire questo Paese che è in pochi anni diventato grande protagonista nel mondo grazie ad aziende di altissimo livello sia nel campo dell’automotive sia in quello della tecnologia e dell’elettronica.

Arrivo: un giro per Gangnam

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Al nostro arrivo nel Paese asiatico, che è avanti di otto ore rispetto all’Italia, era già sera e la stanchezza dovuta ai vari trasferimenti ci ha consentito solo di affacciarci timidamente all’esterno dell’albergo per un giro di perlustrazione dopo cena. Eravamo nel famoso quartiere di Gangnam, reso celebre da una hit planetaria, il più “cool” di Seoul. L’impatto, nonostante il jet lag, è stato forte: ci siamo trovati di fronte ad una città ricca di grattacieli, con un traffico intenso ma non caotico, animata da una grande vitalità, come ci si può aspettare dalle grandi metropoli asiatiche, ma al contempo ordinata, pulita ed assolutamente rassicurante.

Dopo un sonno ristoratore, il giorno successivo è stato dedicato alla visita al centro di ricerca e sviluppo e poi all’impianto produttivo di Hwasung. Pochi dati per rendere l’idea delle dimensioni di queste strutture: nel centro di ricerca e sviluppo di Kia Motors lavorano 10.000 ingegneri, mentre l’impianto produttivo di Hwasung dispone di tre linee di produzione, ed in totale produce 150 auto all’ora, 650.000 in un anno, che sono esportate in 170 paesi in tutto il mondo. Si tratta quindi di strutture, come si può immaginare, che colpiscono, ad un primo sguardo, per la loro vastità e per l’enormità del numero di persone che vi lavora. E non sono le uniche al mondo di cui Kia può disporre!!! Abbiamo quindi avuto la possibilità di visitare il museo dedicato alle auto storiche di Kia e di essere condotti per un giro tra le varie piste (con fondi stradali diversi) utilizzate per le prove delle auto. Ci è anche stato fatto vedere un video per illustrarci come vengono condotti i crash test. Una curiosità che ci ha lasciato a bocca aperta: ci hanno condotto anche nella sala in cui riposano i manichini speciali utilizzati nei crash test, di cui esistono tipi diversi, che arrivano a costare cifre con sei zeri (in dollari) per gli esemplari tecnologicamente più avanzati.

imag0166imag0076A pomeriggio, poi, la visita alla fabbrica di Hwasung: della capacità produttiva di questo impianto si è già detto, ma ciò che colpisce è l’organizzazione ordinata del lavoro, l’alta automazione delle operazioni e l’estrema pulizia di tutti gli ambienti. Dopo queste due visite ci aspettava una cena ufficiale di benvenuto, per cui siamo stati ricondotti in albergo. Come potete vedere dalle foto allegate la cena si è svolta in un clima elegante e l’ospitalità di Kia è stata perfetta. Ognuno di noi è stato accolto con una stretta di mano dai nostri ospiti, prima di iniziare il pasto, a cui sono seguite le foto di rito.

Cibo e foto

A questo punto è bene aprire un inciso per parlare di due elementi che sono stati delle costanti di tutto il nostro viaggio: il cibo e le foto. Per primo, però, bisogna parlare del cibo. Nella cena di gala abbiamo potuto gustare delle ottime portate in stile occidentale. Quello che però ha colpito molto me ed i miei compagni di viaggio è stata l’altissima qualità e la grande varietà di piatti che caratterizza la cucina coreana, di cui abbiamo potuto godere nei giorni successivi. Da una parte sushi e pesce crudo, dall’altra zuppe di riso, noodles e ravioli al vapore di ogni tipo, ed in mezzo molte altre portate di gran gusto: non si può certo dire che questo sia stato un viaggio dietetico, per noi, nonostante il fatto che siamo stati molto spesso in giro e che quindi non è mancata l’attività fisica.

imag0119Altro elemento che ha caratterizzato la nostra spedizione è stata la costante presenza di un fotografo ufficiale designato a immortalarci in tutte le fasi della nostra visita, ed a cui dobbiamo (non, lo confesso, alla mia abilità di fotografo) le immagini che illustrano questo reportage. E’ stato grazie alla caparbietà ed alla abnegazione di questo fotografo se oggi possiamo conservare un ampio repertorio di immagini che testimoniano i nostri giorni in Corea del Sud; una delle colonne sonore del nostro viaggio è stato quindi il ripetuto invito “one more” pronunciato dal nostro reporter personale per scattare un’altra istantanea, dopo averne già fatte un bel po’. Altre figure da citare sono senza dubbio le nostre guide/mamme, Stephanie e Honey (questi non sono , naturalmente, i loro nomi coreani, ma i nomi occidentali che hanno adottato per facilitarci), che hanno organizzato il nostro soggiorno e ci hanno seguito passo per passo.

La sede Kia e poi Jeju Island

Il giorno successivo siamo stati invitati per una visita presso la sede di Kia Motors, in una torre alla periferia di Seoul. Durante questa visita i nostri gentili ospiti ci hanno illustrato, in un inglese perfetto, i programmi di Kia per confermare e per incrementare il suo livello di vendite nei mercati di tutto il mondo.

Alla fine di quest’ultimo evento ufficiale, siamo stati condotti in aeroporto per il trasferimento a Jeju Island, isola a sud della Corea, tradizionalmente meta dei viaggi di nozze dei coreani. Abbiamo scoperto un isola vulcanica in mezzo al pacifico con rocce nere ed un monte, originalmente il cratere del vulcano poi estinto, dalla cima del quale si gode di una vista eccezionale. Abbiamo potuto visitare la riproduzione di un villaggio tradizionale ed apprezzare lo stile di vita dei pescatori che vi abitavano. Tre cose si dice che non manchino a Jeju: il vento (essendo un’isola è priva di ostacoli naturali al passaggio dei venti), le rocce e le donne (essendo gli uomini occupati nelle attività di pesca spesso le donne restavano sole nei villaggi); al contempo sono anche tre le cose che sono completamente assenti: le porte, i mendicanti e i ladri. Questi detti tradizionali danno un’idea di come la società in questa piccola isola fosse costruita sulla base di rapporti forti e di grande fiducia e solidarietà tra gli abitanti.

2014-03-26 02.58.54Oltre alla visita al cratere spento ed al villaggio tradizionale, abbiamo inoltre partecipato ad una piccola gara di pesca nel pacifico, a bordo di una barca con tutti i comfort, resa ancora più speciale dalla bellissima giornata di sole che ci ha accompagnato.

Ritorno a Seoul e poi in Europa

Dopo questa bella giornata a Jeju, siamo tornati a Seoul per l’ultimo giorno del nostro viaggio. Prima di partire abbiamo potuto visitare il quartiere tradizionale che contiene l’ex palazzo reale ed i molti edifici che lo contornavano; siamo stati poi un po’ in giro per le vie dello shopping di Seoul e quindi abbiamo cenato in un ristorante nella torre che domina la città. Le nostre guide/mamme ci hanno accompagnato in queste visite cercando anche di farci capire come la cultura coreana sia vicina a quella cinese ed a quella giapponese ma al contempo se ne distingua per alcuni elementi di fondamentale importanza, come ad esempio il fatto che la scrittura non è composta da ideogrammi (cioè da simboli che rappresentano intere parole) ma da simboli fonetici che posti l’uno dopo l’altro compongono la parole, come succede nei linguaggi occidentali.

Di Seoul, e della Corea del Sud in generale, abbiamo portato a casa l’immagine di una città e di una nazione in grande movimento, ricca di cantieri e di lavori in corso, in perenne trasformazione, e sempre all’erta a causa di un vicino imprevedibile (la Corea del Nord). I coreani, poi, oltre ad essere sempre cortesi, ci hanno trasmesso l’idea di un popolo ambizioso che fa della costante ricerca dell’eccellenza il suo asso nella manica in ogni attività intrapresa.

Dopo questo soggiorno in una terra lontana, siamo stati bruscamente riportati alla realtà al nostro ritorno nel vecchio continente, e dalla grande efficienza che abbiamo osservato in Corea siamo passati al suo equivalente europeo, avendo visto i nostri bagagli smarriti tra Parigi e Milano, ma avendoli prontamente recuperati, senza grandi patemi, il giorno successivo.

Un’ultima considerazione merita il popolo coreano: dopo guerre spaventose e nonostante una costante minaccia alle porte (i vicini della corea del Nord) gli abitanti della Corea del Sud hanno saputo ripartire e ricostruire un Paese oggi all’avanguardia nel mondo. Questo senza perdere umanità e cortesia: lo abbiamo sperimentato una sera a Seoul, quando da bravi italiani ci siamo recati a fare un giro per esplorare la città; al ritorno, in mancanza di taxi, siamo stati riaccompagnati in centro da un gentilissimo coreano, che, pur non parlando una sola parla d’inglese (e figurarsi noi il coreano!) si è fatto in quattro per capire dove eravamo diretti e alla fine ci ha portati dove volevamo, sempre con il sorriso, e grazie al traduttore automatico del suo smartphone. Tecnologia coreana, naturalmente!

Vincenzo Conte

 

Un altro mondo è possibile (e lontano…)

Un viaggio in Corea del Sud: prospettiva affascinante che mette anche un po’ d’apprensione per un paese molto lontano dall’Europa, da ogni punto di vista.

L’occasione garantita alla delegazione di AIAGA da Kia Motors mi è apparsa subito stimolante e quindi ho aderito con entusiasmo all’iniziativa. Un ambiente dinamico, competitivo, ambizioso, dove i modelli di stile e di vita tradizionale si stanno rapidamente mescolando alle tendenze più cool del mondo: questo è ciò che mi sembra di aver colto sia in Kia (che per Hyundai Motor Corp. rappresenta l’avanguardia) sia nell’intero paese. Nei conciliaboli tra un evento e l’altro mi sembra di aver colto questa sensazione anche negli ospiti degli altri paesi (Slovacchia, Australia, Francia, Israele, Giordania, Palestina) presenti all’evento.

Ed il parallelo tra l’azienda ed il paese continua: organizzazione perfetta, gentilmente persuasiva, attenta e cordiale, sia per quanto riguarda la nostra visita che il way of life dei coreani. La dinamicità, l’ambizione e la tensione al futuro si respira in ogni dove: nei centri di ricerca della casa costruttrice, negli impianti produttivi, nella capitale e perfino in quello che meno ti aspetti, come l’organizzazione turistica (abbiamo scoperto che la tratta aerea Seoul – Jeju Island è la più frequentata al mondo e che l’aeroporto Incheon di Seoul è giudicato da nove anni consecutivi come il migliore al mondo).

Per chi come il sottoscritto viene dall’industria del cemento e delle costruzioni vedere tutto il fermento di opere pubbliche e private attorno a Seoul, con una crescita razionale nella sua velocità, non può che lasciare attoniti se paragonata ai mille lacci e laccioli delle opere infrastrutturali in Italia. In sostanza un’esperienza che mi ha confermato il fatto che un altro mondo, dinamico e fiducioso nel domani, esiste ancora; una boccata d’ossigeno per i neuroni occidentali, ormai costantemente alle prese con indicatori negativi o nulli di bilancio, indebitamento, pil, crescita, qualità della vita, ecc.

E per finire: la settimana non sarebbe stata così piacevole ed il ricordo così struggente se non avessi trovato nel Board e nei National Fleet manager di Kia (sono obbligato nel ricordare tutti a citare Alessandra Santoro) dei perfetti padroni di casa e nei sodali d’avventura (Gilda, Vincenzo e Michela) piacevoli compagne e compagni di viaggio.

Robert Satiri

 

2014-03-26 02.57.35Obiettivo: l’eccellenza

Il viaggio in Corea è stata un’esperienza davvero affascinante che mi ha permesso di scoprire una cultura e un modo di vivere totalmente diverso dal mio. Visitando Kia Motors, sono venuta in contatto con una realtà aziendale solida, ambiziosa e dinamica.

Di Seoul e della Corea in generale mi ha stupito come la tradizione dell’antica cultura coreana e la modernità riescano a fondersi così perfettamente; il popolo coreano, invece, colpisce per la sua cortesia e disponibilità, ma anche per l’ambizione che mette nella costante ricerca dell’eccellenza in ogni attività intrapresa.

Colgo l’occasione per ringraziare Alessandra Santoro, fleet manager di Kia Italia per l’opportunità datami, le efficientissime guide Stephanie e Honey e i miei fedeli compagni d’avventura Robert, Gilda e Vincenzo.

Michela Giberti

 

5 giorni in Corea

Il viaggio, appena proposto, mi era sembrato di difficile attuazione per la distanza e l’impegno temporale. Presa la

decisione di accettare, sono stata da subito felice di sapere che avrei potuto condividere l’evento con un bel gruppo di persone. La curiosità di conoscere culture e realtà così lontane mi ha riempito di entusiasmo.

imag0196Il mondo Kia Motors era a me sconosciuto e l’occasione è servita molto per apprezzare la loro professionalità, l’impegno, l’operosità, la dedizione e non per ultimo la grande ospitalità. Sono rimasta favorevolmente colpita dall’organizzazione di Kia e Hyundai Motor Corp. e di quanto sono presenti nell’economia di quel territorio. La percezione avuta è che il tutto si ripercuota favorevolmente sia sui prodotti che sulle persone impiegate nei vari settori. Pensando alle giovani generazioni, quante belle prospettive hanno il quel Paese così lontano da noi….!!

Penso che fornire ai Paesi Europei l’opportunità di conoscere le loro vetture sia un bel modo di vedere un lato positivo della globalizzazione, concetto con un’accezione non sempre positiva negli ultimi tempi.

Un plauso particolare ai safety tests sulle vetture Kia, oggigiorno così importanti per la vita di tutti noi, considerando l’incidenza mortale sulle strade. Speriamo che siano sempre più considerati nelle scelte delle vetture da parte delle Società clienti e dei privati!

Per i momenti più “ludici” sono estremamente grata ad Alessandra e Kia Motors per averci fatto vivere 5 giorni in Corea a 5 stelle!!!

Gilda Sanfelici

Last modified: 14 Luglio 2014